Il Giornale 22 giugno 1975

DIAGRAMMA CIRCOLARE sedici anni dopo al Regio di Torino

TANTI ATTORI, MUSICA IN SOTTOFONDO

L’opera di Alberto Bruni Tedeschi è un manifesto del neo-capitalismo illuminato negli anni del ‘boom’ - Tino Carraro ‘conferenziere’ - Ha diretto Nino Sanzogno

Sulla destra del proscenio, un conferenziere espone con paludata e accademica venustà una sua interpretazione ciclica dell'evoluzione dell'economia, e addita un grande diagramma ove le sei fasi del processo evolutivo sono vistosamente,indicate: alla fase della produzione fanno seguito la super-produzione, quindi la crisi, la dittatura e la corsa agli armamenti, la guerra, la rovina. La dotta conferenza è corredata da proiezioni, da inserti filmati, e si concretizza anche in un'esemplificativa azione scenica.

Tale la struttura di Diagramma Circolare, testo e musica .di Alberto Bruni Tedeschi, con la collaborazione letteraria di Gian Piero Bona: il lavoro venuto al mondo alla Fenice di Venezia, per il festival della Biennale, nell'autunno del '59, e ridestato iersera da lungo sonno al Teatro Regio di Torino.

La tragica sorte di una famiglia operaia riflette in Diagramma Circolare le vicende di un quarto di secolo, tra il 1920 e il 1945: la disoccupazione e la fame, seguite al crollo della borsa di Wall Street nel '29, inducono il capo-famiglia al suicidio; il giovane figlio, avverso al regime dittatoriale, viene fucilato “per aver attentato alla sicurezza dello Stato”; la madre perisce sotto un bombardamento aereo; e la figlia, fìsicamente superstite, si aggira come un'ombra invasata dalla follia tra le macerie della città distrutta.

E, in contrappunto costante con la famiglia operaia, la figura del presidente delle officine, posseduto dal demone della produzione - e non lontano, in tal senso, dal direttore Rivière del Volo di notte di Dallapiccola - complice meccanico della dittatura che ha incrementato il ritmo produttivo, e vittima a sua volta di un bombardamento nemico insieme con gli impianti della sua industria.

Alberto Bruni Tedeschi - che alla musica e al teatro si dedica nei ritagli di tempo concessi dalla sua attività di industriale nel settore dei pneumatici - ha indubbiamente guardato alla figura del pre-sidente anche sotto angolazioni autobiografiche; e Diagramma Circolare si configura come un manifesto del neocapitalismo illuminato - degli anni Cinquanta.

Concepito e realizzato altempo del “miracolo economico”, il lavoro non manca di guardare al futuro. La crisi, che ora effettivamente stiamo vivendo - il conferenziere è stato buon profeta -- dovrà essere risolta non già attraverso la dittatura e la guerra, ma con il ricorso ad “ una preveggente, altissima ragione”. Diagramma Circolare è quindi una opera eminentemente didattica, un compendio storico, che si segue con interesse e con attenzione, sollecitati dalla regia alacre e spedita di Filippo Crivelli, che ha tratto ottimo partito dalle nuovissime attrezzature tecniche del Teatro Regio, non meno che dalle esperienze conseguite nel frattempo in siffatti cimenti del “teatro globale”.

Effettivamente, nato nel '59, Diagramma Circolare anticipa le opere. pur improntate a diversa, anzi antitetica impostazione ideologica, di Nono, Berlo e Manzoni.E nell'esecuzione del Teatro Regio si à avvalso di un'eccellente compagnia di attori, che agivano intorno al dotto conferenziere, Tino Carraro: tra i principali, Carlo Hintermann, Lina Volonghi, Enzo Tarascio, Gabriele Lavia (il figlio) e Claudia Giannotti (la figlia). Altrettanto determinante il contributo dello scenografo Gianni Quaranta, della costumista Dada Scaligeri, dei realizzatori e coordinatori delle diapositive e del filmati Naretto e D'Ascola.

Ma in Diagramma Circolare c'è -anche- la musica. La quale procede da un capo all'altro del lavoro con funzioni di permanente sottofondo, che conferisce ai dialoghi aspetti di melologo, anche intralciando la percezione delle parole, pur amplificate dagli altoparanti). E raggiunge i suoi esiti migliori - come d'altronde nelle opere successive degli accennati autori - nelle ampie e prospettiche articolazioni corali, realizzate a dovere dal coro del Regio diretto da Adolfo Fanfani.

Sono assenti in Diagramma Circolare le voci soliste: al coro si affianca solo un terzetto maschile, qui bene adempiuto da Poli, Lormi e Giacornotti. L’onnipresente intervento dell'orchestra, che raggiunge il suo akmé nell'interludio evocante i bombardamenti, denunzia come Bruni Tedeschi fosse attestato allora sulle posizioni di una piuttosto generica avanguardia, nell'alternanza di procedimenti dodecafonici con ampie schiarite tonali, tra qualche eco dallapiccoliana. Il maestro Nino Sanzogno, che sedici anni fa aveva tenuto a battesimo l'opera, si è prodigato con fervore altrettanto scrupoloso conseguendo dall'orchestra torinese risultati di cospicuo rilievo. E’ stato molto applaudito, insieme con autore e interpreti. Alla fine un unico, acuto sibilo: forse un malcontento dipendente dell'azienda di Bruni Tedeschi. (Guido Piamonte)